
Da più di un secolo Ferrari è leader nella produzione di cofani funebri.

Oggi il 2025, ieri il 1925. Un secolo fa, il mondo era molto diverso: nelle botteghe artigiane si lavorava con dedizione, il falegname era una figura essenziale nelle comunità e l’innovazione si affacciava timidamente tra le mani esperte di chi trasformava il legno in opere destinate a durare nel tempo.
È in questo contesto che nasce Ferrari con la visione e la capacità di guardare al futuro senza mai dimenticare le proprie radici.
Allora si viveva grazie ad antichi mestieri: quello del falegname era un ruolo importante in ogni piccola comunità, essenziale nelle case come in ogni altra iniziativa di lavoro, ricco di varietà per chi, come noi, nasceva sulle sponde del lago di Garda. Essere falegname significava adoperarsi per realizzare uno sgabello, riparare un’imbarcazione, sperimentare l’innovazione degli infissi e le tapparelle, essere anche al servizio dell’impresa funebre.
Sfogliando le fatture dell’epoca capita di imbattersi in voci curiose come “Telaio in castagno//19,00 Lire” oppure “Differenza Sigarette Acquistate// 1,00 Lira”: la percezione del valore era tremendamente allenata e a rileggerlo oggi è naturale strappare un bel sorriso nostalgico e sincero.
Nel 1925 nascevano la televisione e il nastro adesivo, la società tutta era assai diversa da ora. Sono trascorse epoche politiche, gioie imprenditoriali, ardue tempeste sociali. Sono mutate le necessità delle persone, i desideri della gente, gli usi e i costumi tante e tante volte ancora.
Nel mezzo di tale varietà, tuttavia, capita di riconoscere anche un fil rouge che accompagna tutto il secolo: per noi è sempre stata la responsabilità del sapersi rimboccare le maniche. In un battito d’ali, il tempo è trascorso: una famiglia, quattro generazioni, centinaia di collaboratori fidati, migliaia di amici e clienti. Ognuno di voi è parte di questa avventura straordinaria, di ieri e di oggi. Ci è talmente piaciuto che non vediamo l’ora di scoprire cosa ci aspetta domani.
Giovanni Ferrari
Il tempo è una delle risorse più sottovalutate che ci siano. Quando si utilizza una tavola di rovere, essenza pregiata e riconosciuta in tutto il mondo, legno per feretri e manufatti di alta fattura, le mani devono padroneggiare la tecnica perché questa ricchezza possa rendere al meglio. Significa saperla valorizzare, estrarre la “vena buona”, nascondere le insidie che la pianta inevitabilmente porta con sé, modellando con dottrina quel bellissimo profumo e l’estetica che la natura ci ha offerto. In un amen, se seguiamo tutte le regole del gioco, il ricavato è bellissimo. Fin qui, tutto bene. Questo concetto di abilità artigiane e imprenditoriali deve essere afferrato anche quando l’oggetto è immateriale: il tempo, dicevamo. Sì, perché nel 2025 (e siamo sicuri anche nel 2035, ndr) essere al passo con i tempi significa convincersi che un fornitore non è più solo “colui che ti porta la merce”. Il futuro richiede responsabilità, competenza, consapevolezza; il fornitore è un’azienda, un consulente, un amico, il riferimento che sappia “togliere le castagne dal fuoco”: deve presentarsi alla porta e saper risolvere i problemi, fornire un servizio silenzioso; se poi diventa scontato: bingo! Significa che tutti siamo talmente contenti dell’ordinario che gli sforzi non sono più percepiti come straordinari. È il cuore pulsante di ogni sistema d’eccellenza.